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Luca Ronconi
 
Orlando Furioso

(a. Ludovico Ariosto)
(sc. Uberto Bertacca)
(c. Elena Mannini)

riduzione: Edoardo Sanguineti
musiche: Salvo Sciarrino

Personaggi - interpreti: ( in ordine alfabetico )
Bradamante - Edmonda Aldini
Isabella - Dorotea Aslanidis
Arbante, Guidon Selvaggio, Pastore, Lo sdegno - Rodolfo Baldini
Bireno, Agramante - Marco Bereneck
Folletto messaggero, Armato di Cimosco, Orrilo, Soldato saracino, Folletto - Nino Bignamini
Armato di cimosco, Dardinello, Il greco - Paolo Bonetti
Oste, Popolo del Cairo, Soldato saracino, Fausto Latini - Emilio Bonucci
Alcina, Gabrina, Balia di Argia - Liù Bosisio
Pirabello, Il signore del nappo - Pierangelo Civera
Zerbino - Enzo Consoli
Donzella di Ebuda, Parigina, Moglie di Iocondo - Ambra Danon
Astolfo - Duilio Del Prete
Nano di Gradasso, Nano di Doralice, Nano saracino, Nano della Regiana - Luca Demata
Ruggiero - Luigi Diberti
Grifone, Soldato saracino - Alberto Donatelli
Rinaldo - Antonio Fattorini
Orlando - Massimo Foschi
Gradasso, Caligorante, Adonio - Marco Galletti
Ferraú, Cimosco re frisone, Mandricardo - Cesare Gelli
Mago Atlante, Carlo Magno, Anselmo giudice - Graziano Giusti
Marfisa - Maria Grazia Grassini
Ladrone, Soldato saracino, Eremita - Pino Manzari
Medoro - Marzio Margine
Olimpia, Fiordispina - Mariangela Melato
Oberto, Parigino, Ricciardetto - Maurizio Merli
Cittadino di Ebuda, Aquilante, Soldato saracino, Servo di Anselmo - Aldo Miranda
Sacripante, Rodomonte - Carlo Montagna
Corsaro di Ebuda, Soldato saracino, Iocondo - Sergio Nicolai
Figlia di Cimosco, Doralice, Fiammetta - Daria Nicolodi
Femmina omicida, Violante - Anna Niccora
Angelica - Ottavia Piccolo
Figlio dell'oste, Popolo del Cairo, Soldato saracino, Garzone di Iocondo - Michele Placido
Messaggero a cavallo, Pastorello fatato, Popolo del Cairo, Parigino, Astrologo - Giancarlo Prati
Vecchio olandese in barca, Frate parigino, Malagigi - Armando Pugliese
L'eremita, Corsaro di Ebuda Etiopo sozzo - Aldo Puglisi
Regina omicida, Parigina, Argia - Anna Rossini
Fata Melissa, Donna serpente - Rosabianca Scerrino
Donzella di Pinabello, Parigina, Signora del nappo - Paola Tanzani
Armato di Cimosco, Capitano di Doralice, Cloridano, Astolfo re dei Longobardi - Gabriele Tozzi
Femmina omicida, Regina longobarda - Renata Zamengo

Produzione cooperativa Teatro Libero


Spoleto, Chiesa di San Niccolò (Festival dei Due Mondi)
07/04/1969


Lo spettatore fondamentalmente si trova (…) davanti a due scelte: o partecipa al gioco che gli proponiamo, o si mette in disparte e sta a guardare. E in questo caso si annoierà, perché, ripeto, lo spettacolo va vissuto, non certo visto e giudicato. Se, al contrario, lo spettatore entra nel gioco potrà, immediatamente, essere parte viva, attiva di esso.
(Un teatro dell’ironia, Colloquio di Edoardo Sanguineti con Luca Ronconi, Sipario , nn. 278-279, giugno-luglio 1969, p. 71, cit. in Franco Quadri, Il rito perduto. Saggio su Luca Ronconi, Einaudi, Torino, 1973, p. 91)

Ronconi crea con l’Orlando furioso una delle messinscene più movimentate dell’intera storia del teatro. Il poema epico-cavalleresco di Ludovico Ariosto, condensato dal poeta Edoardo Sanguineti intorno ad alcuni personaggi e nuclei narrativi, si trasforma in uno spettacolo-festa che invade chiese e piazze e diventa uno dei simboli della rivoluzione teatrale di quegli anni. L’Orlando furioso, che debutta nell’estate del 1969 al Festival dei Due Mondi di Spoleto, aggredisce e sorprende il pubblico da due palcoscenici scomponibili e mobili posti alle due estremità dello spazio scenico, ma anche irrompendo con carrelli di legno spinti dagli attori nella zona centrale occupata dagli spettatori, che vengono dunque utilizzati come una sorta di “scenografia vivente” e costretti ad assecondare l’azione, che spesso si sviluppa simultaneamente in più luoghi. Lo spettatore, spiega Ronconi, fondamentalmente si trova (…) davanti a due scelte: o partecipa al gioco che gli proponiamo, o si mette in disparte e sta a guardare. E in questo caso si annoierà, perché, ripeto, lo spettacolo va vissuto, non certo visto e giudicato. Se, al contrario, lo spettatore entra nel gioco potrà, immediatamente, essere parte viva, attiva di esso.
(Ibidem)

Il ricordo di Franco Quadri (dal "Patalogo 22")

Il 4 luglio 1969 va in scena nella ex chiesa di San Niccolò a Spoleto l'Orlando furioso. L'idea pazzesca di farne uno spettacolo si deve a Luca Ronconi, che ha chiesto a Sanguineti di trasporre il poema in dialoghi diretti, con la massima fedeltà, per poter creare, con notevoli tagli, una struttura recitabile creata per 400 spettatori a sera; ma diventeranno migliaia quando lo spettacolo, che reinventa la festa medievale, partirà per un suo giro del mondo lanciando la stella Ronconi, anche se la critica italiana continuerà a storcere il naso, bollando di elitarietà l'avvenimento. Il pubblico in piedi è destinato a venir aggredito dall'azione svolta simultaneamente in vari luoghi sull'intero spazio agibile, condiviso in modo totale dagli attori - su carrelli spostabili, piattaforme o in terra tra la gente - con gli spettatori attorno, secondo uno degli Assiomi per un Environmental Theatre fissati da Richard Schechner in un recente breviario della nuova scena. Ognuno è libero di spingere il suo eroe vagante verso l'ignoto, di assistere a un duello o a una scena di follia, o di scegliersi via via una strada, come il lettore quando sfoglia un libro: si formerà quindi un itinerario personale e un proprio montaggio della serata, ritrovandovi comunque l'ironia e le contaminazioni dell'Ariosto. E vive la dimensione fantastica, grazie alle macchine in legno di Uberto Bertacca costruite con estrema semplicità, eppure in grado di impressionare quando ricreano castelli o assedi o la lotta con l'Orca di Orlando, che è il possente Massimo Foschi; o l'ascesa alla luna a cavallo dell'ippogrifo che si erge sulla folla, prima che tutti si ritrovino chiusi in un labirinto tra i paladini appostati a raccontare imprese surreali. Il senso del meraviglioso nasce proprio dalla linearità di mitici giocattoli a portata di mano che inducono alla regressione infantile, mentre il rischio delle macchine che incombono suscita un'emozione coinvolgente. L'immediatezza dell'incontro tra i molti che guardano e i quaranta che recitano gareggiando con loro nel divertimento non è un fatto marginale di questo avvenimento importantissimo per il suo regista che s'inventa un prototipo di spettacolo, ma anche per i molti giovani interpreti da lui lanciati con la scoperta folgorante di Mariangela Melato.

Leggi la recensione di Franco Quadri - Panorama , 17 luglio 1969



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