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Luca Ronconi
 
Besucher

(a. Botho Strauss)
(sc. Margherita Palli)
(c. Ambra Danon)


traduzione: Roberto Menin
luci: Sergio Rossi

con Franco Branciaroli, Antonello Fassari, Filippo Gili, Antonio Juorio, Lidia Koslovich, Lorenzo Milanesio, Irene Noce, Umberto Orsini, Renata Palminiello, Valentina Sperlì, Gabriella Zamparini

Produzione Teatro Stabile di Torino e Teatro Eliseo di Roma


Roma, Teatro Eliseo
10/10/1989



dal "Patalogo 13" (Ubulibri, Milano, 1990)
per gentile concessione della
Associazione Ubu per Franco Quadri

Funziona assai bene la differenza che esiste con Branciaroli, antagonista che anche nella carriera reale ha percorso e perseguito sempre una storia poco associabile alla mia. Questo garantisce un ottimo challenge tra noi. Grossa competizione? No, la pièce non lo permette. Non è una gara di bravura. Ognuno dei due ha a disposizione lati vincenti, e la griglia registica di Ronconi annulla qualsiasi eccesso.
Umberto Orsini (Intervista di Rodolfo Di Giammarco, La Repubblica - 10 ottobre 1989)

Non mi interessa un'interpretazione di tipo sentimentale dei personaggi; cerco piuttosto di far passare i concetti, le idee che ci stanno dietro. Un procedimento per adesione, non per immedesimazione. Anche in questo personaggio di Steinberg in Besucher; più dei sentimenti, mediocri e confusi di questa ambigua figura di attore, contano i brandelli di idee, i nervi scoperti di una condizione umana confusa, qual'è quella che Botho Strauss esprime e qual'è in definitiva quella del nostro tempo. Anch'io mi sento molto confuso, in questa generale confusione di parole, linguaggi e morali. Il teatro, oggi, con l'ambiguità della parola 'detta', soffre e si t salta di questa confusione, in questa impossibilità della stessa dimensione tragica.
Franco Branciaroli (dichiarazioni raccolte da Pasquale Bellini, La Gazzetta del Mezzogiorno - 8 gennaio 1990)

L'autore si prende la briga di dedicare tutta la commedia a un vizio nazionale, l'idealismo soggettivistico così caro e diffuso tra i tedeschi, facendo del teatro un luogo di cura, una Ussl dell'anima, dato che entrambe colà funzionano. Max ha la coscienza sovrabbondante e lacerata, lui che viene dalla Ddr. E se perderà cammin facendo un pezzetto di coscienza, Max sì ricomporrà. Ma che significa, da noi, che soffriamo di ammanchi di introversione e soggettività perdere la coscienza, 'perdere espressione dal viso come un diarroico perde il peso'?.
Roberto Menin ( Il manifesto - 15 ottobre 1989)



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