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Luca Ronconi
 
Europa riconosciuta

(a. Antonio Salieri)
(sc. Pier Luigi Pizzi)
(c. Pier Luigi Pizzi)

Dramma per musica su libretto di Mattia Verazi

Direttore: Riccardo Muti
Maestro del coro: Bruno Casoni
Coreografo: Heinz Sporli

Personaggi e interpreti:
Europa - Diana Damrau
Semele - Désirée Rancatore
Asterio - Genia Kuhmeier
Isseo - Daniela Barcellona
Egisto - Giuseppe Sabbatini
Figlio di Asterio e di Europa - Alessandro Ruggiero

Primi ballerini ètoile : Alessandra Ferri, Roberto Bolle
e il corpo di ballo del Teatro della Scala

Produzione Teatro alla Scala


Milano, Teatro alla Scala
08/07/2004


[…] l’allestimento scenico firmato da Ronconi e […] Pizzi esalta insieme la struttura antica come la tecnologia all’avanguardia del nuovo palcoscenico.
Paolo Berizzi, Andrea Montanari ( La repubblica , edizione di Milano - 8 dicembre 2004)

Anche la rappresentazione di Ronconi e Pizzi riassume e commemora vari “topoi” spettacolari insigni e amati. Infatti i meccanismi e gli attrezzisti in fondo al palcoscenico sono stati lungamente applauditi al Valle e all’Argentina con Pirandello e Visconti […]. Un altro “topos” illustre – lo specchio in scena per riflettere i palchi e l’utenza – forse era già rinomato quando con Vittorio Gregotti lo impiegammo […] nella “nostra” Carmen […] una quarantina d’anni fa a Bologna. […] E certamente, quando la “curva” è del Piermarini […] l’effetto-specchio è strepitoso e immancabile […]. Però qui funzionano felicemente anche gli ammicchi all’eccellente Viaggio a Reims nella stessa aura ronconiana storica.
Alberto Arbasino, ( La repubblica - 14 dicembre 2004)

[…] la ritornata coppia Ronconi-Pizzi […] ci diverte lieve e pensosa […] gatto e volpe di uno spettacolo magnifico, moderno e agile, rispettoso e spiritoso. Che sa sorridere persino della polvere, tormentone delle faticose prove. Carla Moreni ( Il sole 24 ore - 12 dicembre 2004)

Ciò che Ronconi, Pizzi e il coreografo Heinz Spoerli hanno ricavato da uno spartito velleitario e sperimentale […] una festa teatrale mirata a celebrare storia e fasti di quello che, da teatro italiano di second’ordine […], diverrà poi per antonomasia il Tempio della Lirica. Una festa che coinvolgeva sala e pubblico, riflessi nel gioco illusionistico degli specchi siti sullo sfondo di un palcoscenico nudo ove si avvicendavano le autocitazioni pizzi-ronconiane, forse intenzionalmente risapute nei loro tratti stilistici peculiari. Quindi scale mobili su cui entravano in scena i personaggi, la prigione di Europa vista come un labirinto di gabbie, il tutto in grigi e neri su cui squillavano i rossi, bianchi e gialli dei costumi e le paillettes della perfida Semele in abito da gran sera. Giovanni Carli Ballola ( L’espresso - 26 dicembre 2004)

[…] nella “nuova” Scala, è andata in scena, con esito trionfale, proprio la Scala. […] lungo l’intero svolgimento dell’opera, la rigenerata sala del Piermarini si è rispecchiata nei vari piani riflettenti che, proprio a tal fine, l’allestimento scenografico impiega. E […] “ripresa in diretta” – trovata in sé un po’ risaputa – ci è parsa fascinosa, fantasmatica, […] pertinente e per nulla retorica. Non così, però, al concludersi dell’opera, quando dall’immenso torrione calano file di poltrone inequivocabilmente scaligere, il coro le occupa mimando l’animazione compiaciuta ed elegante (smoking al maschile e abiti lunghi al femminile) d’ogni inaugurazione, i cantanti sono in primo piano omaggiati da “mascherine” che porgono mazzi di fiori, e tutti (escluse le mascherine) cantano il gran finale. […] Ma in questa materializzarsi scenico di un Sant’Ambrogio alla Scala, l’autocelebrazione tracima, il compiacimento smoda. Comunque, l’autocelebrazione era il fine.
Claudio Tempo ( Il secolo XIX - 8 dicembre 2004)

[…] visto che non c’è niente o poco da raccontare tanto vale mostrare come si può raccontare un’opera con tutto a vista, parco lampade compreso, e i macchinisti al lavoro e quelli che aspettano in quinta il momento dell’ingresso in scena. E naturalmente utilizzano in pieno i marchingegni […] nuovi del palcoscenico: ecco la nave che avanza, oscilla, si spacca e affonda; ecco la teoria dei cavalli che entrano, si girano e se ne vanno. Ecco il coro che emerge dal sottosuolo, canta e risprofonda in cantina, risparmiando l’onere della gestione in scena.
Michelangelo Zurletti ( La repubblica - 8 dicembre 2004)

[…] i limiti della drammaturgia del testo sembrano suggerire a Ronconi e Pizzi soprattutto scene spettacolari fra loro un po’ isolate: c’è, all’inizio, il vascello che gira su se stesso e poi si spezza in due; ci sono le file di cavalli meccanici che entrano e ruotano, nonché il bellissimo carcere in gabbie di ferro fra loro collegate, che reinterpreta modernamente la celebre immagine di Piranesi. Non manca poi l’esibizione di tutte le nuove tecnologie del palcoscenico, a partire dai ponti mobili, che creano spesso una scena a più piani. E quei cipressi del II atto sembrano proprio una autocitazione dallo storico Orfeo [di Gluck, ndr] fiorentino del 1976. Ci sono però anche molti detriti di altri spettacoli, come le scalette che entrano […] portando in scena i personaggi, e un generale immobilismo, che coinvolge anche il coro […] mentre al suo posto si agitano i soliti mimi.
Arrigo Quattrocchi ( Il manifesto - 9 dicembre 2004)

Scheda a cura di Jacopo Pellegrini



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