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Luca Ronconi
 
Questa sera si recita a soggetto

(a. Luigi Pirandello)
(sc. Marco Capuana)
(c. Vera Marzot)


suono: Hubert Westkemper
luci: Sergio Rossi

Personaggi - interpreti: ( in ordine alfabetico )
Dorina - Gaia Aprea
L'attrice caratterista, signora Starace Sainati poi la Signora Ignazia detta la Generala - Paola Bacci
Il segretario di compagnia poi l'avventore - Riccardo Bini
Mangini, Quarto ufficiale - Alberto Caramel
Sarelli, secondo ufficiale - Francesco Colella
Il primo attore, signor Ninchi, poi Rico Verri - Giovanni Crippa
Un signore del pubblico, un avventore - Davide Dall'Osso
Nenč - Paola D'Arienzo
Totina - Elisabetta Femiano
Il vecchio attore brillante, signor Biliotti, poi il signor Palmiro detto Sampognetta - Vittorio Franceschini
Dorina - Moira Grassi
Pomarici, primo ufficiale - Gianluca Guidotti
Un signore del pubblico, un avventore - Alessandro Lombardo
La Chanteuse - Manuela Mandracchia
Totina - Laura Mazzi
Nardi, terzo ufficiale - Stefano Pesce
Il Dottor Hinkfuss - Massimo Popolizio
Un signore del pubblico e un avventore - Sergio Raimondi
La prima attrice, signora Peroni, poi Mommina - Galatea Ranzi
Una signora del pubblico - Enrica Sangiovanni
Nenč - Silvia Soncini
Pometti, quinto ufficiale - Valentino Villa

Produzione Teatro di Roma, Expo '98 Lisbona, Wiener Festwochen


Lisbona, Teatro Nacional Dona Maria II
05/07/1998


dal "Patalogo 22" (Ubulibri, Milano, 1999)
per gentile concessione della
Associazione Ubu per Franco Quadri

Nella messinscena di Questa sera si recita a soggetto uno dei pezzi forte č l'inizio: l'azione parte dalla platea, in sala gli spettatori rumoreggiano, il presupposto della finzione č che non vi sia finzione. Ronconi prima di cominciare, spazza via questa paccottiglia: la giudica, con ogni evidenza, non pių modernitā, ma modernariato. Quelle poltrone lā, sulla scena, davanti a un sipario chiuso, preliminarmente ci dicono che tutto č tornato al suo posto, tutto č in ordine, il teatro č teatro, la vita vita.
Franco Cordelli ( Corriere della Sera - 9 maggio 1999)

In principio, dunque, c'č il testo: di straordinaria tenuta drammaturgica, quasi l'autore avesse deciso di inscenare il teatro nel teatro per sbarazzarsene. Perché il mčlo della banale vicenda di corna, gelosia retrospettiva e disperazione domestica che ne č alla base s'impone suo malgrado sulle bizze del dottor Hinkfuss, parodia del regista demiurgo che ne orchestra la messinscena, e sull'ammutinamento degli attori che devono rappresentarla. Ma proprio questo secondo livello della trama č quello che garantisce lo spazio, critico e scenico, alla figura del regista. Non č un caso, quindi, che l'Hinkfuss dell'ottimo Massimo Popolizio, coi capelli sbiancati e la recitazione da manichino biomeccanico, somigli a uno Strehler ronconizzato, capitato chissā come nel gabinetto del dottor Caligari.
Roberto Barbolini ( Panorama - 28gennaio 1999)

Il dottor Hinkfuss, 'direttore' in conflitto con la sua troupe alla quale vuole imporre un testo da improvvisare li per li, ma seguendo tirannicamente i propri criteri, ha i capelli incanutiti e certe mosse del regista, a cui assomma perō un abbigliamento alla Strehler e l'accento tedesco di Max Reinhardt, storico interprete dello scrittore di Agrigento. Vuole insomma raffigurarci un regista demiurgo da attaccare per le sue pose, anche se alla fine la spunterā. E Massimo Popolizio, godibile ma alla lunga un po' rallentante, troppo parodistico per diventare un vero personaggio, svalutando i propri blablabla, costringe gli attori da lui diretti nella finzione a una recitazione formalisticamente 'ronconiana' quale non vedevamo da anni.
Franco Quadri ( La Repubblica - 10 dicembre 1998)

Il dottor Hinkfuss č il dittatoriale 'direttore' che vuole strapazzare autore del testo e attori, e si rivela un'altra occasione straordinaria per Massimo Popolizio per creare una figura indimenticabile, 'costruttiva' e temeraria, invadente e 'geniale', in cui sommare caratteri e tic di un intero mestiere: con le debolezze e le smargiassate vestite a lutto di tante generazioni di registi, da quelli 'alla tedesca' alle primedonne vezzose, dai mimetici agli immedesimativi, fino ai geni tout court, di inappellabile artisticitā.
Gianfranco Capitta ( Il manifesto - 11 dicembre 1998)

Ha quindi impresso una carica marcatamente ironica, quasi lividamente parodistica, alla figura carismatica del dottor Hinkfuss, che un incontenibile Massimo Popolizio trasforma in una sorta di macchietta gelidamente farneticante, comicamente stilizzata che trascina nel suo vortice di sarcasmo anche gli altri personaggi, prima tra tutti la signora Ignazia dell'eccellente Paola Bacci, efficacissima nel conferire un che di sapientemente sgangherato alle rivendicazioni dell'attrice caratterista. Ma la presenza veramente chiave sia del testo che dello spettacolo č sotto vari aspetti il marito dell'Ignazia nonché padre delle ragazze, il patetico signor Palmiro detto Sampognetta, accoltellato a morte per aver difeso una chanteuse del cabaret. Nel momento in cui Sampognetta - interpretato con stralunato estro grottesco da un irresistibile Vittorio Franceschi - prende a girare per la scena col volto pallido e il ventre coperto di sangue lamentando che gli č stato rovinata l'entrata, allora all'improvviso percepiamo in modo assoluto e definitivo un tema assai caro a Ronconi in questi anni, quello della 'morte della tragedia', dell'impossibilitā del teatro moderno di cogliere secondo i vecchi codici gli aspetti dolenti o feroci dell'animo umano.
Renato Palazzi ( Il Sole 24 Ore - 13 dicembre 1998)



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