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Luca Ronconi
 
Lohengrin

(a. Richard Wagner)
(sc. Margherita Palli)
(c. Vera Marzot)

libretto: Richard Wagner
maestro concertatore e direttore d'orchestra: Julia Jones
luci: Guido Levi
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Personaggi - interpreti:
Heinrich der Vogler - Kurt Rydl
Lohengrin - Roland Wagenfuhrer
Elsa von Brabant - Emily Magee
Friedrich Terlamund - Hartmut Welker
Ortrud - Luana De Vol
Heerufer Eike - Wilm Schulte

Allestimento del Teatro Comunale di Firenze


Firenze, Teatro Comunale
02/11/1999


Per Luca Ronconi, che firma l'allestimento assieme alle sue essenziali collaboratrici alle scene e ai costumi Margherita Palli e Vera Marzot, «romantico» significa estraneo, non contaminato dalle pulsioni massificate. Questa linea interpretativa emerge con chiarezza già alla fine del secondo atto, mentre si scrivono le prime impressioni. Solo Elsa e lui, il cavaliere gentile, indossano abiti di qualche ascendenza medioevale, gli altri […] sono in nero-orbace, appartengono forse alla famiglia dei Krupp, mentre le settanta comparse maschili del coro sono tutte passate dal barbiere a farsi biondi: Junge Deutschland, massa pronta a qualsiasi avventura, bisognosa di leader. Nella scena spoglia, lo spazio riempito dai consueti stilemi ronconiani: ponti e pareti mobili sopra i quali i personaggi raddoppiano la loro fissità. […] Realissime sono le proiezioni che evidenziano – in stile da graffito metropolitano – alcune frasi del libretto. La storia, perfino la cronaca, e il mito tentano così una difficile, didascalica convivenza.
Sandro Cappelletto, Lohengrin: trionfa la Jones , in «La Stampa», 3 novembre 1999.

Ardua la conciliazione tra passato e futuro nella regia di Luca Ronconi, impegnato a sfuggire all'oleografia senza cadere nell'aridità. Ronconi realizza la quadratura del cerchio concentrando il dramma nello scontro tra due coppie: da un lato il cavaliere che, su una navicella trainata dal cigno, accorre in soccorso all'innocente celando il proprio nome alla candida Elsa; dall'altro lato la diabolica Otruda, adoratrice degli Dei germanici, che assieme al succube consorte, distrugge il celeste amore. Tutti gli altri – sassoni e brabantini – formano una folla anonima, assiepata davanti a una nuda parete.[…] In una concezione tanto rigorosa (asciutta, dice Ronconi), occorre grande intelligenza per evitare la monotonia. Un ampio contributo viene dalle scene di Margherita Palli dove la geometria delle alte pareti è squarciata dalla tempesta degli animi. Nella severe cornice Ronconi da il meglio di sé nel realizzare, con la precisione e la varietà dei gesti, i caratteri e le situazioni: la spietatezza di Otruda, la torva ribellione del suo uomo, la malinconia del cavaliere del Cigno, destinato alla mistica solitudine, e la fragile purezza di Elsa. Ci sono momenti incantevoli in questa regia.
Rubens Tedeschi, Lohengrin, l'equilibrio è donna , in «L'Unità», 4 novembre 1999.

Luca Ronconi coglie subito il nodo della visione che Wagner ha proiettato nel Lohengrin: il cavaliere del Graal è un alieno, una creatura extraterrestre. Viene a redimere l'umanità dai desideri disordinati di potere e di sopraffazione. Ma l'umanità non vuole essere redenta, Elsa fallisce la prova, e l'umanità resta inabissata nelle sue lotte e nei suoi crimini per il potere. Ronconi veste Lohengrin con il costume tradizionale del cavaliere medievale. Tutti gli altri personaggi vestono abiti di oggi, a significare che l'umanità che agisce nel Lohengrin è l'umanità di tutte le epoche. Le scene di Margherita Palli, bellissime, sono poco più di oggetti sul palcoscenico nudo, scale, scatole, passerelle. Le luci, perfette, di Guido Levi, fanno vivere gli oggetti, scandiscono i tempi dell' azione: bianca nei dialoghi, luminosa nell'apparizione di Lohengrin e nel duetto nuziale. Uno schermo, davanti al quale Lohengrin racconta chi è, si anima con l'ombra del cigno che si fa ragazzo e con l'ombra di Lohengrin stesso che scompare. I costumi, molto tedeschi, di Vera Marzot fanno il resto: Lohengrin è infatti un'opera cupamente e disperatamente tedesca. E sublime. Una meditazione sul male: anzi, la rappresentazione del Male che nessun Bene può togliere dal mondo.
Dino Villatico, Ecco Lohengrin cavaliere alieno , in «La Repubblica», 4 novembre 1999.

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