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Luca Ronconi
 
Fierrabras

(a. Franz Schubert)
(sc. Margherita Palli)
(c. Vera Marzot)

libretto: Josef Kupelwieser
maestro concertatore e direttore d'orchestra: Semyon Bickov
maestro del coro: Marco Balderi

Orchestra e coro del Teatro Comunale di Firenze

Personaggi - interpreti:
Konig Karl - Christian Christiansen
Emma - Joanna Kozlowska
Roland - Jorma Hynninen
Ogier - Ezio Di Cesare
Eginhard - Rainer Trost
Boland - Francesco Ellero D'Artegna
Fierrabras - Stefan Margita
Florinda - Katia Lytting
Maragond - Tatiana Poluektova
Brutamonte - Giancarlo Boldrini
Eine Jungfrau - Elisabeth Chard
Olivier - Massimo Tarducci

Allestimento del Teatro Comunale di Firenze


Firenze, Teatro Comunale
21/06/1995


"La musica di Fierrabras è bellissima e con questa regia è una cosa meravigliosa", ribadisce il direttore Bychkov. […] Ma sulla scena come avete risolto Fierrabras? "Non è una produzione realistica. C' è un sottile, leggero realismo con costumi dell' epoca e una scenografia astratta ma bellissima, molto chiara, molto semplice". Sembra piuttosto felice dell' incontro con Luca Ronconi. "E' un grande artista con una sensibilità straordinaria, capace di trovare un perfetto equilibrio tra la musica e la scena. La musica per lui è l'aspetto principale. Con le nuove produzioni c'è sempre un pericolo: può diventare uno show per il direttore, o per il regista, o per lo scenografo, o per il cantante. Ma con Ronconi, con tutta l'équipe, a cominciare dal coro, che è molto importante in Fierrabras, non è avvenuto".
Paolo Vagheggi, Fierrabras il paladino dei grandi sentimenti , in «La Repubblica», 20 giugno 1995.

I frammenti dell'azione vengono incorniciati da vaste quinte nude, che aprendosi e chiudendosi ci mostrano di volta in volta la corte di Carlomagno con i paladini candidi, quella del Re moro, barbaramente purpurea gli scorci delle battaglie, i destrieri al galoppo attraverso le pareti, i quadri preraffaeliti delle damigelle canore, i colloqui notturni e via via in una serie di illuminazioni corrispondenti alla richezza e all'eleganza della fantasia schubertiana. […] Ronconi ne restituisce con gli oggetti e i movimenti essenziali l'allusione tanto affascinante quanto intelligente.
Rubens Tedeschi, I cavalier, l'armi, gli amori , in «L'Unità», 23 giugno 1995.

A Luca Ronconi, Margherita Palli e Vera Marzot dobbiamo uno spettacolo di esemplare eleganza e sobrieta' , ritmato sui tempi della musica (il quadro della battaglia osservata da Florinda in quasi totale staticita', con i corpi feriti a mezz' aria e le cornici nere che affacciano la propria angoscia all'eroina, resta memorabile) e privo di gratuite sovrapposizioni (ma al posto del Medioevo troviamo un de' cor Biedermeier). Una compagnia di canto piuttosto omogenea, con qualche ottimo interprete come Jorma Hynninen e Katia Lytting, ha garantito una resa disciplinata della vocalita' schubertiana. E Semyon Bychkov, il grande giovane direttore che non e' nato a Leningrado come denuncia, ma, per lo stile con il quale dirige Fierrabras, a Heiligenstadt o a Salisburgo, offre una lettura di una morbidezza, di un' inflessione amorosa cosi' sensibile senz'essere esangue, cosi' delicata nella sua fierezza, da toccare quel punto segretissimo dell' animo di Schubert dove l'espressione celestiale diviene struggimento, nostalgia.
Francesco Colombo, Schubert, idillio tra i Mori , in «Corriere della Sera», 24 giugno 1995.

La vicenda è raccontata come una fiaba e tale l'ha interpretata Ronconi, alludendo alla tenerezza con cui si guardava nel primo Ottocento alle vicende del Medio Evo lontano. I costumi di Vera Marzot sono in parte ottocenteschi, in parte antichi, i colori chiari e sfumati, tranne i rossi squillanti dei mori; le scene di Margherita Palli sono divise da cornici bianche in grandi riquadri […] insomma il gioco allusivo alla finzione del palcoscenico mi pare perfettamente centrato e consono alla sovrana ingenuità (o smaliziata consapevolezza?) con cui Schubert affrontava il teatro...
Paolo Gallarati, La fiaba che Schubert non vide mai in scena , in «La Stampa», 26 giugno 1995.

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