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Luca Ronconi
 
L’incoronazione di Poppea

(a. Claudio Monteverdi)
(sc. Margherita Palli)
(c. Vera Marzot)

libretto: Gian Francesco Busenello
maestro concertatore e direttore d'orchestra: Ivor Bolton
luci: Sergio Rossi

Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Personaggi - interpreti
Fortuna/Valletto - Anna Bonitatibus
Virtù/Damigella - Gemma Bertagnolli
Amore - Stefania Donzelli
Poppea - Veronica Congemi
Nerone - Sarah Connolly
Ottavia - Monica Bacelli
Ottone - Sara Mingardo
Seneca - Giorgio Surian
Drusilla - Laura Cherici
Arnalta - Maria Josè Trullu
Lucano - Bruno Lazzaretti
Liberto/Soldato - Romano Emili
Mercurio - Luciano Leoni
Littore - Giancarlo Boldrini

Allestimento del Teatro Comunale di Firenze


Firenze, Teatro Comunale
21/05/2000


La regia di Luca Ronconi mescola passato e presente […] La Roma di Ronconi, fantasiosamente costruita da Margherita Palli cin i costumi di Vera Marzot, accosta presso ai cipressi tramendati dall'Orfeo e dall'Ulisse, colonne spezzate, busti e troni marmorei, automobili degli anni Cinquanta e uno scorcio dell'umbertino Altare della Patria. L'ironico miscuglio è in perpetuo movimento: oggetti e personaggi scorrono su piani mobili o spinti a braccia […]. Tra le rovine dell'impero e i resti degli sfascia-carrozze si aggirano le caricature degli Dei (la Virtù come una vecchiaccia zoppa, Veneree come una pin-up nuda, la Fortuna e gli Amori fasciati d'oro) oltre a un gruppo di bulli trasteverini con giubotti in pelle nera, crani pelati o criniti.
Rubens Tedeschi, Ronconi tra Poppea e Trastevere , «L'Unità», 23 maggio 2000

[...] Il regista non conosce il peccato: la sua trasgressione scenica è coltivata con innocenza, è diventata un gusto. Fin dall'inizio abbiamo chiaro che la romanità attesa sarà non tanto disattesa quanto collocata tangenzialmente rispetto a situazioni visivamente trasgressive. La romanità è esibita in ruderi di colonne, ammassi marmorei, teste posate a terra, ma tutto è inserito nella visibile struttura del palcoscenico moderno, con cartelli di divieti, avvertenze, precauzioni, perfino con cabina telefonica. Automobili in rimessa, pneumatici accatastati, lampade da cinema, carrello mobile. Il Prologo annuncia la dimostrazione della vittoria di Amore sulla Fortuna (vestita di lamé come un'entrâineuse) e la Virtù (una vecchiaccia povera e sciancata). Un documentario, o un film, si preannuncia, steso attraverso i secoli in cui tutto cambia ma non il costume. La corruzione, l'intrigo politico percorrono la storia di Roma dal I secolo a oggi. Il trionfo di Poppea è il trionfo dell'intrigo ma anche dello status symbol, la macchina, il motorino, il visone. Ed è tutta una danza di colonne mozze, sedili, capitelli, citazioni del Vittoriano anch'esso in giostra, statue capovolte. Geniale. E fin qui siamo solo all'involucro di una situazione poi splendidamente risolta in recitazione. Anche con soluzioni ironiche che si aggiungono a quelle di Busenello (Seneca che finisce di predicare e diventa statua, praticabile come ogni statua di Roma: mancano solo i graffitari). Scene realizzate con la consueta fantasia da Margherita Palli, costumi ugualmente pertinenti di Vera Marzot, luci (difficilissime) di Guido Levi.
Michelangelo Zurletti, Poppea di Ronconi incorona il Maggio , «La Repubblica», 24 maggio 2000

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