home | teatro | lirica | scuola | biografia | cerca

Luca Ronconi
 
Don Giovanni

(a. Wolfgang A. Mozart)
(sc. : Margherita Palli)
(c. : Marianne Glittenberg)

libretto: Jacopo Da Ponte
maestro concertatore e Direttore d'orchestra: Lorin Maazel

Wiener Philarmoniker
Wiener Staatsopernchorn

Personaggi e interpreti:
Don Giovanni - Dimitri Hvorostovsky
Leporello - Franz Hawlata
Donna Anna - Karita Mattila
Donna Elvira - Barbara Frittoli
Zerlina - Maria Bayo
Masetto - Detlef Roth
Don Ottavio - Bruce Ford
Il commendatore - Robert Lloyd

Allestimento del Grosses Festspielhaus di Salisburgo


Salisburgo, Grosses Festspielhaus
05/08/1999


L'elemento più nuovo dell'allestimento [del Don Giovanni] è la sua dilatazione nel tempo. All'inizio i protagonisti sono tutti giovani, alla fine tutti vecchi: Don Giovanni come ossessione di una vita. Gruppi di orologi e finanche i meccanismi interni di una grande pendola danno sempre l'idea del tempo che scorre. Si evita così l'incongruenza di quel Commendatore che viene ucciso, seppellito e marmorizzato nell'arco di una giornata. Certo, aggiustare le incongruenze del melodramma è un po' come raddrizzare le gambe ai cani, ma qualche volta ci si può provare. L'altro elemento importante è dato dall'evidenziazione degli strati sociali attraverso i costumi. Poiché è difficile a teatro, con le grandi distanze del Grosses Festpielhaus e per il pubblico odierno rilevare le differenze sociali attraverso abiti settecenteschi (se non tra nobili e proletari certo tra nobili Donna Anna, Don Ottavio, e borghesi, Donna Elvira), l'aggiornamento a tempi vicini a noi rende quella distinzione immediata: abiti d'alta sartoria, abiti prèt-à-porter, abiti ordinari. Tale distinzione è tutt'altro che un capriccio, è anzi necessaria perché nel finale del primo atto Mozart sovrappone tre danze diverse, ciascuna tipica di uno strato sociale. E uno dei luoghi straordinari del capolavoro mozartiano: se ne parla continuamente e se ne celebra la logica non solo drammaturgica ma musicale, e tuttavia l'esito non è sempre leggibile. Possiamo assicurare che non abbiamo visto rappresentare le tre danze con connotati sociali così diversi e così percepibili come in questa edizione. E non importa che poi l'aggiornamento si trascini appresso la modernizzazione di altre cose: un vecchio treno o automobili d'epoca (anche qui distinte secondo le classi). Se vestono abiti novecenteschi non possono andare in giro a cavallo. Il terzo elemento importante è che si sorride, finalmente. Trattandosi di un 'dramma giocoso' dovrebbe essere naturale, ma non è così: dal Don Giovanni si esce solitamente compunti come da una veglia funebre, Ronconi inverte la rotta.
Michelangelo Zurletti ( La Repubblica - 6 agosto 1999)



Torna alla pagina iniziale.
 
 

 
copyright Centro Teatrale Santa Cristina/ateatro 2012