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ISSN 2279-9184

ateatro 75.79
11/2/2004 
Uscite di emergenza
L'esperienza dell'Anart
di Raimondo Arcolai, Pierluca Donin e Rocco Laboragine
 

Stiamo lavorando, o meglio, stiamo cercando di (ri)costruire un nuovo medio mercato nel sistema teatrale italiano. Non è una istanza nuovissima. Da tempo gli esperimenti e le esperienze di alcuni operatori-organizzatori lugimiranti portano alla luce la voglia e la volontà di rinnovare sostanzialmente il rapporto da sempre conflittuale tra produttori e distributori.
Le motivazioni di questo impegno sono molteplici ed in larga parte condivise non solo tra coloro che si occupano di distribuzione. Nascono soprattutto dalla volontà di svolgere una funzione essenziale in modo diverso (molto diverso) e più adeguato ai tempi.
In estrema sintesi due (tra i tanti) sono i problemi da affrontare:
- la maggior parte dei nostri teatri sono situati in Comuni di medie o piccola dimensione. Pur funzionando regolarmente i teatri subiscono gravemente il contraccolpo di una sempre più limitata disponibilità economica. La loro reazione immediata è quella di contrarre fortemente l’attività progettuale e di programmazione.
- dall’altra parte assistiamo ad una lievitazione esponenziale dei costi di produzione che attestano il costo degli spettacoli di medio mercato comunemente inteso tra i 7.000 e i 9.000 euro. Non entro nel merito di una crescita dei cachet che alcuni giustificano ampiamente e altri giudicano totalmente arbitraria. La sostanza è che un teatro (comunale o privato che sia) da 300 posti con una capacità di incasso facilmente calcolabile non può reggere un peso economico così alto.
In questo quadro è evidente che tra le possibilità economiche dei teatri (aggravata in questo caso da una limitata capacità di incasso al botteghino) e le richieste della produzione in aggiunta ai costi di gestione crea una forbice sempre più ampia che nessuno potrà colmare (Stato, Enti Locali, ecc.).
Occorre quindi creare nuovi presupposti e cercare nuove strade affinché esigenze in apparenza difficilmente conciliabili (ri)trovino forti motivazioni comuni.
E’ possibile a mio avviso trovare un punto di equilibrio tra la esigenza di un buon prodotto teatrale che privilegi la qualità e i costi. Magari favorendo - come linea di lavoro - l’attenzione alla drammaturgia contemporanea, ai nuovi talenti, alle nuove generazioni di attori, registi.
Costi compatibili che permettano non solo di non arretrare ma di rilanciare la progettualità forte ben al di la della semplice programmazione dei cartelloni.
La buona pratica è quella di riprendere un dialogo interrotto per troppo tempo che possa sviluppare e coordinare progetti di produzione condivisi sia artisticamente che economicamente.
Per questo l’Associazione dei circuiti si farà promotore già da gennaio di incontri informali in vista della prossima stagione per ragionare su come strutturare operativamente una serie di collaborazioni aperte al mondo della produzione nella piena autonomia di ognuno.
Le articolazioni di questa collaborazione andranno studiate insieme con l’ambizione di contribuire alla realizzazione di un mercato sostenibile bypassando i condizionamenti (di ogni tipo) e le diffidenze che hanno caratterizzato molta parte del nostro lavoro.

Raimondo Arcolai Direttore Amat


 
 
 
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