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ISSN 2279-9184

ateatro 75.63
10/26/2004 
Un suggerimento per piccole formazione ma anche per compagnie normali
Basta un atto
di Nicola Savarese
 

Caro Oliviero
più che un'idea si tratta di un suggerimento drammaturgico, soprattutto per piccole formazioni ma anche per compagnie normali più o meno stabili. In altre tradizioni teatrali (particolarmente in Oriente, nel Kabuki, nell'Opera di Pechino ma anche nelle danze indiane) da molti secoli non si mette più in scena un'opera classica per intero ma si sceglie un atto o a volte anche solo alcune scene: il pubblico conosce la storia (che eventualmente può essere ricordata nel programma) e prova piacere e divertimento dal lavoro dell'attore. Del resto, questo avviene anche da noi, in Occidente, quando il melodramma o il balletto fanno scelte analoghe in particolari occasioni. E' vero, siamo in tradizioni cosiddette codificate dunque la partitura dell'attore/danzatore o del cantante è quasi scritta nell'opera. Ma sarebbe bello che, anche da noi, attori e registi sperimentassero di più l'arte dell'attore piuttosto che, come accade oggi quasi sempre, l'arte di un noioso regista. I testi classici antichi e moderni, da Eschilo a Beckett, per intenderci, permettono queste frammentazioni-recital che potrebbero durare un'ora, al massimo un'ora, un'ora e mezzo e quindi costare di meno ed essere più agili in tutto (ricerca di spazi, di pubblico, di denaro).
Insomma si torni a lavorare di più sull'attore teatrale che del teatro è la condizione certa, piuttosto che sulle idee registiche. Ho l'impressione che gli attori teatrali stiano lentamente scomparendo soffocati dallo spettacolo.
A presto
Nicola


 
 
 
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