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ISSN 2279-9184

ateatro 138.46
2/23/2012 
BP 2012 GASP! E' nato un GAST, senza nessun patrocinio!
I gruppi d'acqusto e il teatro (seconda puntata)
di Elena Guerrini
 

“È tempo che l’arte trovi altre forme per comunicare in un universo in cui tutto è comunicazione. È tempo che esca dal tempo astratto del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria.
Bisogna inventare.”
(A. Neiwiller 1993)


È tempo di mettersi in ascolto.
È tempo di fare silenzio dentro di sé.
È tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi in cammino.
È tempo di convivere con le macerie e l’orrore, per trovare un senso.
Tra non molto, anche i mediocri lo diranno.
Ma io non parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi,di atti meditati in solitudine.L’unica morale possibile
è quella che puoi trovare, giorno per giorno
nel tuo luogo aperto-appartato.
Che senso ha se solo tu ti salvi

Il motto del mi’ nonno Pompilio, contadino maremmano, era:
Sapere, Fare, Saper Fare, Far Sapere…
Poi quando sono andata all’Università ho scoperto che l’aveva detto Antonio Gramsci.
Penso a Gramsci e a Nonno Pompilio Guerrini spesso quando sono in giro per i teatri con i miei spettacoli, soprattutto quando le sale sono un po’ vuote, soprattutto quando lo spettacolo è venduto a incasso nelle grandi città (30% al teatro e 70% alla compagnia) e va bene se ti ripaghi la benzina dell’auto, soprattutto quando lo spettacolo viene bene e avrei voluto piu’ pubblico a cui donare quell’emozione.
Questa intuizione è nata da una sofferenza, dall’essere stanca di ascoltare l’ovvio, dal voler creare una relazione vitale con il pubblico, da una formula alchemica che trasforma le energie del lamento in energia creativa, trasformare con la mia caparbietà da maremmana con l’osso contadino il problema in una soluzione.
Ho un grande amore nei confronti del pubblico che viene a teatro,che fa una scelta, che non si omologa, che cerca.
Con Orti insorti, il mio primo lavoro, ho girato tutti i gruppi di acquisto solidali d’Italia, ed ho visto una forza, una rete di persone che compravano il mio spettacolo come fosse cibo - cibo culturale, cibo politico, cibo teatrale...
La mia compagnia non ha finanziamenti e vive degli spettacoli prodotti e venduti, proprio come il fornaio che fa il suo pane e lo vende… ”Carmina dant panem“, ne ho parlato su ateatro.it e alle Buone Pratiche a Torino.
Con il festival del teatro che ho ideato e dirigo, “A Veglia a teatro col baratto” che si svolge a Manciano da cinque anni, ho cercato di creare una alternativa al biglietto: gli artisti vengono pagati in olio, caciotte e vino, e il pubblico va a vedere gli spettacoli portandosi la sedia da casa: è un festival che costa meno di una cena di giunta, e non ha finanziamenti, ma artisti e pubblico lo amano e siamo al lavoro per la sesta edizione (ne ho parlato alle Buone Pratiche a Bologna).
Con il GASP i GAST, vorrei raccontare una esperienza che attualmente è un work in progress. Vorrei condividerla e plasmarla con operatori e direttori di teatri e di festival, può essere attuata in ogni luogo in paesi e città, per festival o stagioni.
GASP vuol dire gruppo di acquisto solidale pubblico, e GAST vuol dire gruppo di acquisto solidale teatrale.
Come i Gas (Gruppi Acquisto Solidali) che, non trovandosi in linea con la grande distribuzione alimentare, si creano un circuito alternativo per comprare il cibo, ho provato a farlo con il teatro.
Nel mio paese ci sono 5 ristoranti, 3 pizzerie, 15 agriturismi, 3 banche, ci sono 5 parrucchiere, 3 centri estetici, 2 palestre, 10 bar e nemmeno una libreria.
E c’è un teatro-cinema da 200 posti, con un palco piccolino: sta proprio davanti casa mia, è sempre piu’ o meno vuoto, è gestito dal comune , proiettano solo nei week end film commerciali e a volte a vedere un film siamo in quattro. Una volta che eravamo in due la cassiera ha preferito chiudere e ridarci i 7 euro del biglietto. Il teatro più vicino è a 70 km, Grosseto o Orvieto, dove fanno una programmazione abbastanza commerciale, televisiva.

Ecco, proprio in questo luogo ho creato con la mia associazione culturale CREATURE CREATTIVE, il primo gruppo di acquisto solidale teatrale.
E’ un esperimento di azionariato pubblico popolare culturale, teatrale.
Abbiamo trovato con incontri porta a porta, bar a bar,, 200 persone disposte a pagare un biglietto di 15 euro per uno spettacolo al mese, scelto insieme in una sorta di riunione di condominio teatrale con cena. Nei 15 euro del biglietto è compreso anche un buffet dopo lo spettacolo, offerto da uno dei ristoranti del paese, e una degustazione di vino, offerta da una casa vinicola.
Il pubblico preacquista il biglietto e diventa un azionista dell’evento culturale, e lo chiameremo Gastone.
Sono i Gastoni e le Gastone che pagano interamente il costo dello spettacolo, il Comune che non ha mai soldi ci dà gratuitamente la sala in comodato d’uso e le spese s.i.a.e.
Per quanto riguarda il far sapere, non servono locandine pubblicitarie ma investiamo nel rapporto umano, cuore a cuore, e col passaparola un Gastone porta un altro Gastone, o una Gastona.
Quando abbiamo raccolto tutti i soldi, riusciamo a comprare lo spettacolo e decidere la data.
Il nostro incasso è 3000 euro, scegliamo spettacoli (generalmente monologhi) con un costo tra i 1500 e i 2000 euro. Gli artisti sono ospitati a cena e a dormire in alberghi e agriturismi della zona che sono diventati nostri sponsor e co-produttori, dopo un lavoro attento di rete sul territorio. I restanti 1000 euro li spendiamo per spese tecniche e di gestione.
Dopo ogni spettacolo c’è un dibattito, una chiacchierata con gli artisti e il pubblico, e la proposta ai Gastoni e alle Gastone dello spettacolo per il mese successivo attraverso racconti e recensioni e raccolta soldi del biglietto.
Gli artisti avranno il loro incasso la sera stessa dello spettacolo, in contanti e con regolare fattura.
Il pubblico del Gast si sente parte attiva di un processo e non solo fruitore. Non spendiamo soldi in pubblicità e il teatro sarà comunque pieno, grazie al biglietto preacquistato.
La stagione di questo primo anno è così definita:
- uno spettacolo di Marco Baliani;
- uno spettacolo di Toni Servillo;
- uno spettacolo di teatro e musica di Enzo Moscato;
- uno spettacolo di Fanny & Alexander.

E’ tutto pronto, ci sono i soldi, c’è la sala, si concorda la data con il primo degli artisti ospiti.
E’ tutto pronto: si parte il 7 gennaio 2012, sabato.
Poi pero’ succede che c’è un altro spettacolo nel nostro comune, un martedì di metà dicembre la giunta comunale, dopo 15 ore di consiglio cade… ed era proprio in quel consiglio che avevano messo all’ordine del giorno il permesso di fare spettacoli, il comodato d’uso gratuito del teatro cinema. E con la giunta cade anche il sogno di portare il teatro a Manciano: eppure non avevamo chiesto finanziamenti, avevamo i soldi, il pubblico, quasi quasi il teatro e la stagione stava per partire con il primo gruppo di acquisto solidale teatrale.
Mi chiedo se questo non si possa fare nelle città, nei teatri pubblici, nei teatri sperimentali, negli stabili di innovazione…
Creare gruppi di acquisto per ogni singolo spettacolo, attraverso contatti reali cuore a cuore, e non virtuali con associazioni del territorio (l’ultimo spettacolo a Milano su facebook avevo 150 partecipanti virtuali e 35 reali, ma i 35 reali erano lì con il cuore, il corpo e l’anima). Vorrei riuscire a creare un teatro per il pubblico e un pubblico per il teatro.
E questo tipo di rete, il GAST appunto, può nascere attraverso una conoscenza profonda dello spettacolo e del territorio, dove lo spettacolo o l’evento culturale viene agito, del quartiere in cui si vive e si crea, e puo’ avvenire solo attraverso una rete di interlocutori, una conoscenza diretta di associazioni culturali attive e vive sul territorio. Per portare il teatro nella sua dimensione politica, cioè legata alla polis, al contesto della città in cui si vive. Su questo sto anche lavorando a una rete di persone, organizzatori e distributori attivi sui territori per promuovere e vendere gli spettacoli e i progetti non in modo generico ma solo dove c’è l’interesse per e l’ entusiasmo per quel singolo progetto, creato ad hoc per il territorio.

“Bisogna poter contemplare
ma essere anche in viaggio.
Bisogna essere attenti,mobili,
spregiudicati e ispirati.”

La stagione la faremo lo stesso, col comune commissariato, con qualsiasi giunta, di destra, di centro o di sinistra, e visto che i finanziamenti non ci sono non chiederemo nemmeno il patrocinio: scriveremo sulle locandine "Senza il patrocinio", manderemo lettere di rifiuto del loro patrocinio, giustamente motivate: loro hanno il potere, noi un pubblico che ci segue, di 230 persone, in un piccolo paese è un pubblico quasi più numeroso di un partito politico.

“Bisogna usare tutti i mezzi disponibili, per trovare la morale profonda della propria arte. Luoghi visibili e luoghi invisibili, luoghi reali e luoghi immaginari popoleranno il nostro cammino.”

“Due sono le strade da percorrere, due sono le forze da far coesistere. La politica da sola è cieca. Il mistero, che è muto, da solo diventa sordo. Un’arte clandestina per mantenersi aperti, essere in viaggio, ma lasciare tracce, edificare luoghi, unirsi a viaggiatori inquieti.

Abbiamo creato negli anni del festival piccolo e prezioso, un pubblico popolare e colto, composto di turisti e contadini affamato di teatro che ci segue, e la nostra stagione la faremo in un cortile a primavera, in una casa, in un campo di grano in estate, in un salotto, in una stalla.,, la faremo con il GAST con le oltre 200 persone di pubblico e con la nostra passione politica e ideologica .
L’ onesta’ intellettuale e la passione politica e culturale agita con tenacia alla fine paga piu’ di molti stipendi.
Chiudo con le parole di Antonio Neiwiller,che mi hanno ispirato e accompagnato in questo scritto.
“Bisogna inventare. Una stalla può diventare un tempio e restare magnificamente una stalla. Né un Dio, né un’idea, potranno salvarci ma solo una relazione vitale. Ci vuole un altro sguardo per dare senso a ciò che barbaramente muore ogni giorno omologandosi.”

……

“E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario,
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.”


 

 
 
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