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Alcune cose che si possono fare con i libri nel XXI secolo
Controdizionario del libro ai tempi di Google, Amazon e dei social networks
di Oliviero Ponte di Pino




eBooks by Sainsbury’s

il nuovo nome di --> anobii.com, dal gennaio 2013, quando il “social network di chi ama i libri” ha cambiato nome, diventando una “piattaforma per vendere libri ai clienti nel Regno Unito” grazie alla “familiarità con un marchio in cui hanno fiducia i consumatori britannici che vogliono scoprire, leggere e consigliare libri online”.
La svolta pone alcuni problemi:
- gli utenti di anobii avevano partecipato, fino ad alcuni mesi prima, a un progetto indipendente, inserendo (con pazienza e dedizione) i dati sui titoli presenti nelle loro biblioteche personali, esprimendo giudizi, costruendo relazioni: ora tutto questo è diventato patrimonio in un’azienda che ha precisi interessi (non solo nel mondo del libro), che annuncia in pratica di volerli destinare a un altro uso, trasformandosi da “social network per chi ama i libri” (anche se già vendeva libri) a “social network per vendere libri ai nostri clienti” (anche se sono clienti che amano i libri...);
- anobii era nato a Hong Kong e si era sviluppato in diversi paesi, incontrando particolare fortuna in Italia; con Sainsbury si concentra sulla Gran Bretagna; viene da chiedersi cosa potrà succedere negli altri paesi; la logica deduzione sarebbe uno smembramento di anobii: un social network che si chiama “gli eBook delle Coop”o “gli eBook dell’Esselunga”;
- che cosa implica la “privatizzazione” di un social network? Sainsbury ha già annunciato cambiamenti nei termini e nelle condizioni d’uso, e nella politica sulla privacy;
- da un certo punto di vista, i social networks già privatizzano e monetizzano un bene comune (che è anche un patrimonio personale di ciascuno), ovvero le relazioni (amicizie) e le comunicazioni degli utenti; una svolta di questo genere esplicita semplicemente questo aspetto, o cambia la natura stessa del rapporto con gli utenti e tra gli utenti?
- si insiste molto sul cambiamento del rapporto tra le aziende e il consumatore: oggi, ci dicono gli esperti di marketing, “il consumatore è al centro”, non sono più la pubblicità o il brand che “impongono” gli acquisti; ora, anche grazie a internet, sarebbe piuttosto il consumatore a comandare il gioco; anche se poi le aziende che hanno accesso alle banche dati dei social networks (o possono in qualche modo utilizzarle) hanno in realtà moltissime informazioni sul singolo consumatore, informazioni che egli stesso non conosce: non conosce solo la storia dei suoi consumi, delle sue relazioni, delle sue “curiosità” e attività (la sua memoria non dimentica nulla, è “perfetta”, per dirla con la terminologia della teoria dei gioch), ma conosce anche quelle di tutti gli altri utenti ed è dunque i grado di prevedere, attraverso strumenti statistici più o meno sofisticati, i gusti, preferenze, attese, consapevoli e inconsapevoli, di tutti i suoi utenti (è anche “completa”). E’ uno squilibrio informativo che rischia di minare alla base il rapporto tra domanda e offerta...

[nda] tra l’altro, di recente sono state cambiate in automatico alcune delle informazioni che avevo inserito su Anobii: è successo anche a voi?

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