Un progetto di
Powered by
olivieropdp

 


Alcune cose che si possono fare con i libri nel XXI secolo
Controdizionario del libro ai tempi di Google, Amazon e dei social networks
di Oliviero Ponte di Pino




archivi digitali

malgrado la sua apparente fragilità, la carta stampata si è rivelata un supporto assai resistente, se correttamente conservata (anche se molta della carta prodotta dopo la metà dell’Ottocento, a causa dell’acidità, risulta meno longeva e richiede cure e reintegrazioni). Le preoccupazioni sulle difficoltà di conservazione e consultazione dei libri (e soprattutto di giornali e riviste) avevano spinto, negli anni Settanta e Ottanta, a trasferire una grande quantità di materiale su microfilm (un processo che ha spesso comportato la distruzione degli originali cartacei): tuttavia oggi quei supporti paiono meno funzionali, più deperibili e più difficilmente utilizzabili dei loro predecessori cartacei.
Dal punto di vista dell’archiviazione, i supporti digitali pongono diversi problemi:

- la deperibilità dei supporti fisici: si stima che la durata di CD e DVD possa essere compresa tra i 10 e i 50 anni, quella di un flash drive tra i 5 e i 10 anni, quella dei floppy disc tra i 5 e i 15 anni, quella degli hard drive tra i 10 e i 25 anni (gli esperti raccomandano di trasferire i contenuti su nuovi supporti con frequenza maggiore rispetto ai tempi stimati di deperibilità);
- l’obsolescenza del software e dell’hardware, che rende difficilmente utilizzabili i supporti;
- i vincoli posti dalle norme sul diritto d’autore, sia sui contenuti sia sul software;
- l’enorme quantità di informazione da preservare: si calcola (dato 2011) che nel mondo esistono 295 esabyte di informazioni (2,95 seguito da 20 zeri), sommando i supporti tradizionali e quelli digitali (il 94% circa del totale).

Un altro problema riguarda le procedure con cui costruire un patrimonio documentale il più possibile completo: per i volumi cartacei in molti paesi è previsto il deposito obbligatorio (in Italia presso le Biblioteche Nazionali), mentre le norme che riguardano il digitale sono molto meno stringenti.
Va anche tenuto presente che il digitale consente un costante aggiornamento, ed è necessario valutare come rispecchiare questa “liquidità dei contenuti” nei processi di archiviazione e catalogazione.
Oltre alla deperibilità dei supporti, per la salvaguardia degli archivi vanno tenuti presente altri aspetti. Per evitare di perdere la memoria a causa di crash di sistema o di calamità, è opportuno conservare più copie degli stessi materiali (redundancy), all’interno di depositi situati a una certa distanza tra loro (disaster recovery).
Ancora, diventa sempre più evidente l’importanza dei metadati, che tuttavia solo da poco stanno trovando efficaci modalità di gestione.
Sono attualmente in corso diversi importanti progetti di archiviazione e pubblicazione di contenuti digitali. Spesso sostenuti da significativi investimenti, sono implementati a volte da aziende private, a volte da enti pubblici; in altri casi vengono condotti in crowdsourcing.
Ecco alcuni esempi:

- The Gutenberg Project;
- Google Books: Google, accollandosi i costi di digitalizzazione, ha preso accordi con le biblioteche di numerose grandi università americane (Stanford e Harvard tra le prime) e inglesi (a cominciare da Oxford); con la Biblioteca Nazionale di Firenze (per digitalizzare circa 300.000 volumi pubblicati prima del 1870); con la Bibliothéque Nationale de France (nel 2009, per la digitalizzazione di oltre 30 milioni di volumi); con la British Library (per la digitalizzazione di 250.000 volumi di pubblico dominio tra il 2011 e il 2014);
< Europeana (biblioteca digitale europea); - The British Newspaper Archive: circa 200 testate giornalistiche dal 1700 al 1950 digitalizzate e messe in rete dalla British Library;
- lo UK Web Archive: in Gran Bretagna, immagazzina copie di siti che ne facciano richiesta;
- Library of Congress: nel 2000 il Congresso degli USA ha stanziato 100 milioni di dollari per salvaguardare e preservare materiali (World Digital Library, www.wdl.org);
- Singapore Memory Project: vuole costruire la memoria nazionale con i materiali multimediali inviati dai cittadini;
- Internet Web Archive: fondato nel 1996 da Brewster Kahle (--> container), ha finora immagazzinato 10 petabytes di materiali digitali (libri, musica, siti web);
- www.interculturale.it: in Italia, sito dell’Istituto Centrale del Catalogo Unico, con otto milioni e mezzo di file da giornali d’epoca a fondi librari e mostre; nasce unendo diversi database catalografici, tra cui lo SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale), il Manus (Censimento dei manoscritti delle biblioteche italiane), lo Edit16 (Censimento Nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo).
- Hathitrust Digital Library: archivio digitale creato dalle biblioteche americane ed europee, che prevede anche la possibilità d’accesso ai non vedenti.

Torna alla homepage.