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Alcune cose che si possono fare con i libri nel XXI secolo
Controdizionario del libro ai tempi di Google, Amazon e dei social networks
di Oliviero Ponte di Pino




Intorno al libro. Oggetti bibliofili in mostra al Museo Poldi Pezzoli

Oggi si moltiplicano gli annunci sulla morte del libro, o per lo meno si celebrano sempre più spesso i funerali anticipati della materialità del supporto cartaceo. Ma curiosamente, proprio in questo momento, l'oggetto libro si ritrova al centro di riflessioni, invenzioni e reinvenzioni, detournements, perversioni, abusi, esperimenti... Può indurre addirittura sorprendenti illuminazioni, come nel divertente The Enlightenment di Hans Meiboom per Studiomeiboom (2007), una lampada che ha la forma di un volume ironicamente intitolato per l'appunto L'illuminismo o L'illuminazione.



The Enlightenment di Hans Meiboom per Studiomeiboom (2007).

Nelle pratiche di molti artisti e designer (oltre che di bibliofili e bibliomani), il libro cartaceo è diventato sempre più oggetto di desiderio e cura. Per alcuni di loro è un feticcio, che bisogna sacralizzare per ritrovarne l'aura perduta. Per altri è un oggetto d'uso da demistificare con ironia. Ma il libro può anche diventare una reliquia da sfregiare in riti sacrificali, o un detrito da confondere nell'orizzonte della realtà.
E' vero, questa “riflessione pratica” sull'oggetto libro è in atto da quando esistono le “religioni del libro” e gli “auto da fé”: volumi e legature, librerie e biblioteche, sono sempre sul crinale sottile che separa il tempio dal rogo sacrificale, la sacralità dal gioco, l'eternità dall'effimero. Tuttavia di recente, forse proprio perché si annuncia l'imminente “fine del libro”, l'oggetto in sé si è ritrovato al centro di una crescente attenzione, come dimostra la bella mostra Intorno al libro. Tra arte e design al Museo Poldi Pezzoli di Milano fino al 6 maggio.
Non è dunque un caso che uno dei momenti più emozionanti della mostra sia proprio il confronto tra due leggi: quello conservato nel museo; e quello disegnato da Gae Aulenti per il Musée d'Orsay e realizzato da Pierluigi Ghianda & C. nel 1986.
Il curatore della mostra, Beppe Finessi, ha selezionato un centinaio di oggetti in vario modo collegati al libro, provando a identificare diverse tipologie di oggetti che non sono “libri da leggere”, ma che si muovono “intorno al libro”.
In primo luogo si possono vedere diversi i “libri d'artista”, o meglio una delle diverse tipologie in cui possono essere classificati i “libri d'artista”, ovvero le opere d'arte realizzate a partite dall'oggetto libro (accanto a queste vere e proprie “opere d'arte”, in genere prodotte in esemplari unici, nella galassia dei libri d'artista rientrano anche, per esempio i libri scritti e/o prodotti dagli artisti, e i libri illustrati dagli artisti, spesso a tiratura limitata e con inserimento di litografie eccetera). Visto l'assunto della mostra, Finessi ha accolto alcuni interventi di artisti che usano il libro come materiale per il loro intervento creativo.



Stefano Arienti, Enciclopedia (2006-2008).

Il progetto di Stefano Arienti – che da sempre lavora creativamente sull'oggetto-libro – è insieme minimale e ambizioso: la sua Enciclopedia (2008-2009) sembra una semplice collezione di enciclopedie per lo più desuete (“una raccolta di materiali familiari a una infanzia lontana”), e al tempo stesso aspira a comporre un libro infinito e onnivoro, un compendio borgesiano di tutto il sapere, una enciclopedia delle enciclopedie.
Per un artista, i libri sono l'ordine o il caos: o meglio, l'ordine caotico e insieme il caos ordinato delle enciclopedie di Arienti...



Peter Wüthrich, Adjektive (2006): sentimenti imprevedibilmente ordinati...

Un'altra artista che nelle sue opere e soprattutto in strepitose installazioni lavora sul libro – o meglio su ammassi e cascate di libri, pronte a invadere lo spazio, è Alicia Martin: qui è rappresentata da un minaccioso meteorite culturale.



Alicia Martin, Meteorito V, (2007): l'irruzione del caos...

Accanto ai libri d'artista, in mostra al Poldi Pezzoli si trovano altre due grandi categorie di oggetti “intorno al libro”: quelli funzionali alla lettura (come lampade e segnalibri) e quelli funzionali alla conservazione dei volumi (come librerie e reggilibri).
In particolare, il catalogo li identifica e raggruppa così:

# i leggii

Leggio pieghevole, Bottega Ghianda (1935).

# i segnalibri

Sonja Marzoner, Bookmark (2007).

# i reggilibri

Eric Janssen Design, Quote Unquote (2006).

# gli oggetti d'arredo (librerie, poltrone, tavolini)

Nils Holger Moorman, Bookinist (2007).

# le lampade

Sang Jin Lee, Book Rest Lamp per Suck UK (2010).



Dal punto di vista del progetto, si possono intuire diversi atteggiamenti.
A uno degli estremi c'è un sostanzialmente razionalista e pragmatico: creare oggetti che svolgano nella maniera più efficace la loro funzione specifica. Tendono quindi all'essenzialità, al minimalismo. Spesso a ispirare la ricerca è la scelta dei materiali. Esemplari da questo punto di vista i segnalibro della Bottega Ghianda, altissimo artigianato dove detta legge la sensibilità tattile per il legno.



Segnalibro, Bottega Ghianda (1938).



Albert Barokas, Portariviste pieghevole, Pierluigi Ghianda e C. (1990).

Al limite, lungo questa direttrice, l'oggetto tende a scomparire per lasciare spazio unicamente al libro, come nell'Invisibile bookend di Paul Cocksedge (2012).



Paul Cocksedge,Invisible Bookend, (2012).

La stessa “sparizione” interessa molte librerie “minimaliste”, che una volta piene di libri risultano pressoché quasi invisibili.
All'estremo opposto, si potrebbe citare l'esuberante e colorata Tour disegnata da Ettore Sottsass per Memphis (1993, non in mostra), dove il gioco decorativo spinge verso il barocco, o il post-moderno, con i suoi meccanismi ironici.
C'è peraltro un filone, assai ben rappresentato nella mostra del Poldi Pezzoli, che punta sul gioco e sul divertimento. Si può giocare partendo dalle parole: la lampada che si chiama Enlightenment, il segnalibro che si chiama Orecchietta (archiattack, 2012) e ha proprio l'aspetto di quelle pieghe che facciamo agli angoli dei libri, la lampada che si chiama Booklamp e dunque prende la forma di un libro (Martí Guixé per Luján + Sicilia, 2011).



Booklamp, Martí Guixé per Luján + Sicilia (2011).

Un secondo gioco consiste nei ribadire l'essenza libresca dei libri, usando lettere e segni tipografici: sono reggilibri come Quote/Unquote di Eric Janssen Design per Thomas Merlo & Partner (2006), ovvero “Aperte virgolette/Chiuse virgolette”, A-Z Bookends di Jochen Zorn per Korn Produkte (2007) o Arrow di Peleg Design (2010).



A-Z Bookends di Jochen Zorn per Korn Produkte (2007).

Un'altra opzione punta verso la trascendenza, quasi a restituire all'oggetto-libro l'aura perduta. Ci provano per esempio Karim Rashid con il reggilibri Knowledge in the brain per Menu (2011); e Donato D'Urbino e Paolo Lomazzi con il leggio Fiamma per Alessi (2009).



Karim Rashid, Knowledge in the brain per Menu (2011).



Donato D'Urbino e Paolo Lomazzi, Fiamma per Alessi (2009).

All'opposto, il libro può perdere la propria funzione per inventarsene un'altra: magari diventa uno sgabello, come in Hockenheimer di Njustudio (2011); o magari un tavolino, come in Vespa Table di Giulio Iacchetti per Internoitaliano (2009).



Giulio Iacchetti, Vespa Table per Internoitaliano (2009).



Harry Hansson, Ratchet Furniture (2007), non in mostra.



Njustudio, Hockenheimer (2012).

In alcuni casi, l'invenzione porta alla costruzione di chimere: oggetti che nascono dall'ibridazione di altri oggetti, e dunque in grado di svolgere le loro diverse funzioni.
Possono essere al tempo stesso lampade e segnalibri, anche se in maniere competamente diverse: FLAT Booklight BookMark di Gabriele Pezzini per Areaplus (2003), Book Rest Lamp di Sang Jun Lee per Suck UK (2010) e Bookmark Lamp di Leonard Kadid (2011), Pagelight di Deepedesign/Matteo Bazzicalupo/Raffaella Mangiarotti (2012).



FLAT Booklight BookMark di Gabriele Pezzini per Areaplus (2003).



Bookmark Lamp di Leonard Kadid (2011).



Pagelight di Deepedesign/Matteo Bazzicalupo/Raffaella Mangiarotti (2012).

Possono essere insieme poltrone e librerie, come nelle celebri Bibliochaise di Nobody&co (2006) e Bookinist di Nils Holger Moorman (2007) (ma esiste anche – non presente nella mostra, una poltrona simile dove i libri non si possono più leggere, quella di Richard Hutten).



Bibliochaise di Nobody&co (2006).



Richard Hutten (2008), non in mostra.

Assolutamente irresistibile il Libro Letto di Bruno Munari e Marco Ferreri per Interflex (1993), dove il participio passato diventa un sostantivo, ma si parte anc he al futuro: è un libro "da leggere".



Bruno Munari e Marco Ferreri, Libro Letto, Interflex (1993).

Booken di Raw Edges per Lema (2012) sistema i libri in maniera anticonvenzionale, trasformando la libreria in un imprevedibile piano d'appoggio... che chiama ovviamente altri libri!



Raw Edges, Booken, Lema (2012).

La Libreria girevole da tavolo di Cini Boeri è ormai un classico: l'oggetto viene declinato su scala intima, assumendo connotazioni inedite, come funzionale ausilio per la consultazione e lo studio.



Cini Boeri, Libreria girevole da tavolo, Pierluigi Ghianda e C. (1989).

Matteo Ragni inventa un oggetto inedito, un ausilio alla lettura con una funzione nuova, di "divaricatore" di pagine.



Matteo Ragni, Patch, De Vecchi Milano (2004).



Per concludere, un'invenzione che arricchisce di significato sia l'oggetto che sta intorno al libro sia i libri che contiene: Read-Unread Bookshelf di Niko Economidis (2011), che differenzia e bilancia con grafica eleganza i libri letti e quelli non letti.



Niko Economidis, Read-Unread Bookshelf (2011).

Anche se forse l'immagine più poetica, nella sua ironica semplicità, è la Casa Editrice di Giulio Iacchetti: prende la metafora alla lettera, ed evoca un'idea della lettura come spazio intimo e colorato in cui sentirsi in pace con sé stesso e il mondo.



Giulio Iacchetti, Casa Editrice (2009).

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